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Torino 25 marzo '79, è il derby dei “ragazzi di stadio”. Chi sono cerca di descriverlo Daniele Segre, in un libro che diviene presto introvabile. Pubblicato a cavallo tra il '79 e l'80 e preceduto dal cortometraggio “il potere deve essere bianconero”, diventa anche un filmato che la Rai trasmette in prima serata. La colonna sonora è “Rasputin”, un pezzo dance dei Boney M.che spopola in quegli anni, le immagini sono quelle di questo derby.

Le tifoserie preprarano le coreografie, il regista immortala le riunioni pre-derby. Per i ragazzi di maratona ci si trova dietro ai vecchi mercati generali, lungo la ferrovia che costeggia il mitico Filadelfia ed attraversa Torino. A pochi passi la sede storica degli ultras, il bar Sweet, a parlare sono i capi storici: Giovanni “Margaro”, Joe, Ciro, le ragazze delle SLAS (Susanna, Luisa, Anna, Silvia), Pino “il biondo”.

La coreografia non è altro che il frutto di una massiccia opera di volantinaggio e di un organizzazione perfetta, dove ognuno ha il suo compito e la gente che collabora è tantissima.

Si prepara uno scudetto, sembra sia propiziatorio, il Toro non perde un derby da sei anni ed a separarci dal Milan, primo in classifica, ci sono solo quattro punti. In realtà verrà usato diversamente

Si prepara un goliardico paio di “corna”, dedicato ai cugini.

Ovviamente non mancano gli striscioni offensivi, fa bella mostra di sé il “si scrive juve, si legge merda”.

Striscioni dipinti a mano, disegni su cartapesta ritagliata ed unita in maniera approssimativa, quanta nostalgia a vedere le coreografie degli anni ‘70! Sulla sponda bianconera le riunioni venivano fatte nella sede dello juventus club Torino, in Via Bogino, luogo dove si trovavano oltre ai gruppi moderati, anche quelli dei ragazzi, come la Fossa dei campioni, all’epoca gruppo principale, e poi i neonati fighters, capeggiati da Beppe Rossi.

Il loro ritrovo per la preparazione della coreografia è un prato tra via Gorizia e corso Tirreno, vicino ad un'altra ferrovia, dove oggi c’è un istituto alberghiero.

Dopo una settimana di sole e temperature primaverili ad accogliere i sessantacinque mila del Comunale c’è il diluvio che sembra ripiombare l’inverno, ma gli animi sono caldi lo stesso. Prima della pratica gli Ultras procedono in corteo alla ricerca dei bianconeri e passano sotto la Filadelfia, curva tradizionalmente occupata dagli ospiti. A guidare il gruppo i “vecchi”, poco dietro qualche centinaio di giovani.

Verso le 10,30 parte la carica, i gobbi arrivano dal centro e vengono intercettati alle porte della loro curva, in piazza S.Gabriele da Gorizia. Fuggono ed i tentativi di aggressione si ripetono per tutta la mattinata, fino a quando la polizia non riesce a ristabilire un minimo d’ordine.

Quando si aprono i cancelli le curve si riempiono subito. In maratona ci sono anche i gemellati veronesi, con tanto di striscioni “ultras” e “verona antibianconera”, esposti nella balconata inferiore.

Inizia un ora prima dell’inizio lo spettacolo delle curve che, tradizionalmente, da solo vale il prezzo del biglietto. Ad aprire le danze è la maratona, srotolando gli striscioni offensivi: “si scrive juve, si legge merda” e “state zitti coglioni” vengono srotolati prima in balconata e poi esposti in campo.

Gli ultras scavalcano le reti e li appendono su quelle dei distinti, dove fanno bella mostra di sè davanti alle telecamere.

I bianconeri dei distinti non gradiscono la cosa e cercano di staccare lo striscione con gli ombrelli quando gli ultras si allontanano, ma subito se ne accorgono, tornano indietro e ne nasce un piccolo parapiglia. Dalla maratona piovono oggetti verso le forze dell’ordine e vengono sparati razzi ad altezza d’uomo.

Intanto proseguono le provocazioni e viene esposto il paio di “corna” con la scritta gòba, che in dialetto piemontese significa “fortunata”, non a caso a Torino quelli della juve vengono chiamati “gobbi”.

Compare anche lo scudetto, ma è dedicato ai gobbi ed accompagnato dalla scritta “addio 19”, per propiziare la sconfitta dei bianconeri, ed accompagnato da una piccola targa con scritto più piccolo “juve merda tbc” 😛

Prima dell’inizio della partita un “frate” comunica l’estrema unzione ai gobbi.

Tradizione di maratona questa, nata nel 74 da un idea di Pino “Strega”

Altra tradizione di maratona è l’uso delle “due aste”, poi usate da quasi tutte le altre tifoserie italiane un decennio dopo.

Iniziano le coreografie, in Filadelfia migliaia di piatti di plastica bianco neri e diverse bandiere, cercano di creare un effetto “tifo inglese”, come volevano i precursori del tifo bianconero.

Accanto alle bandiere bianconere vengono esposti anche i bandieroni rubati ai milanisti (BRN Roma) e quello degli atalantini, all’epoca gemellati coi bianconeri ed acerrimi rivali del Toro. Nella balconata inferiore viene esposto anche lo striscione rubato del Toro club Saluzzo.

La coreografia di Maratona è una bolgia di bandiere e bandieroni, con razzi sparati in cielo ed una torcia lanciata sulla pista d’atletica.

I Leoni, travestiti per l’occasione da clown, srotolano in balconata lo striscione “bianconeri pagliacci”, mentre dall’alto, appeso a funi tirate da un capo all’altro della curva scende lo striscione raffigurante una zebra malconcia, accompagnato dalla dicitura “la pena”.Il tutto nato da un idea del “Pittore”, scenografo ed artista di professione.

Le balconate attendono l’ingresso in campo delle squadre. Compatta quella dei Fighters in Filadelfia, da notare la totale assenza di tamburi e le “chiavi inglesi”, simbolo del gruppo assieme allo storico casco.

Impressionante la balconata degli Ultras, tantissimi in questo caso i tamburi che, nella maratona dell’epoca, erano più di cento.

L’ingresso in campo delle squadre è salutato in Filadelfia da torce che si accendono nel settore di Fossa dei Campioni e Commandos Aquile, qualche fumogeno invece tra i Fighters.

In maratona a dar vita allo spettacolo pirotecnico sono i Fedelissimi, coi fumogeni nautici arancioni.

Segue una pioggia di coriandoli, nella quale vengono sparati gli estintori dagli ultras, altro genere di coreografia nato in maratona e poi ripreso da altre tifoserie italiane. Vengono accesi anche decine di fumogeni rossi e torce. Nella balconata inferiore viene esposto anche un manifesto di Goldrake, icona dei ragazzini anni ’70-80.

Nelle note i giornali di quel giorno parlano di “solita spettacolare coreografia da parte delle due curve che, oltre al solito tifo infernale, si esibiscono in fantasmagoriche fiaccolate. Non mancano, purtroppo, i soliti petardi bassi e scritte ingiuriose nei confronti degli avversari. Prima dell’inizio della gara il pronto intervento delle forze dell’ordine ha diviso i rappresentanti delle due tifoserie, indebitamente entrati in campo”.

La cronaca di quel giorno e, più in generale, di quegli anni, è raccolta nelle parole, nelle interviste e nelle immagini di Segre. “Ragazzi di stadio” rappresenta forse il più bel libro che mai sia stato scritto sul fenomeno Ultras. Un libro appassionante che, in tanti, fa crescere il rammarico di non essere nati 20 anni prima e che, in tanti altri ancora, fa crescere la consapevolezza di essere stati presenti ed attivi negli anni migliori del fenomeno ultras in Italia. In ogni caso un libro che tratta una città non solo dal punto di vista calcistico, ma anche sociale e politico. Da leggere tutto di un fiato.